lunes, 15 de marzo de 2010

La comunicazione come strategia per la partecipazione e l’empowerment

Bene mi sono emozionato, con un grande sorriso, guardando il viso del mio professore di comunicazione José Martínez de Toda, in un collegamento d’internet per la web conference che abbiamo organizzato con il Centro Interdisciplinare sulla Comunicazione Sociale (CICS) della Pontificia Università Gregoriana di Roma.


Lui in Venezuela ed io a Milano. Ho esordito dicendo che posso apportare un indicatore in più alla verifica riguardo all’uso d’internet, nel senso che il mezzo riesce a trasmettere emozioni. Già che sono tendenzialmente più comunicativo che mediatico, la battuta è soprattuto per me, per auto-convincermi che il mezzo-canale-internet è utile.

Comunicare per internet, trasmettere conoscenze per internet, intercambiare esperienze, concetti, proposte, studi è quello che abbiamo fatto venerdì 12 febbraio con Augusto Dos Santos, attuale ministro della comunicazione per lo sviluppo del Paraguay, José Martínez de Toda (incaricato della comunicazione delle provincie dei gesuiti in America Latina), Thomas Thomas (Università di Roskilde – Danimarca), Ary Ramos (coordinatore del Seminario Online del CICS), insieme a una ventina circa di studenti latinoamericani.

La nostra interconnessione ha unito Italia, Venezuela, Danimarca, Paraguay, Perù e Bolivia.

Nella conferenza abbiamo discusso sulla comunicazione, la partecipazione per la cittadinanza e lo sviluppo. Alcuni punti di base sono i concetti di partenza nella comunicazione sociale, identificata come una comunicazione processuale, che non è solo strumentale-mediatica. Una comunicazione che cerca di promuovere le capacità e le competenze dei soggetti protagonisti e coinvolti nelle dinamiche sociali a favore del cambio sociale.

La premessa dello sviluppo è il cambio sociale, no per preservare la realtà esistente, se non per cambiarla, superando la disuguaglianza, per rafforzare le capacità delle persone e i processi verso una società giusta per tutti.

Esiste comunicazione per lo sviluppo in contesti dove non c’è inclusione sociale, dove ci sono conflitti, e dove la partecipazione della società è minima, con livelli socioeconomici di disuguaglianza.

Il consenso fra tutti i partecipanti è stato che non esiste una formula magica per lo sviluppo. L’importanza di mettere in confronto il paradigma diffusionista (strumentale) con il paradigma partecipativo e il paradigma culturalista è una tendenza che abbiamo riconosciuto nei progetti e nelle campagne di comunicazione per lo sviluppo realizzati in America Latina, Africa e Asia.

In fase di esecuzione di progetti e interventi si avverte, che si è riconosciuta l’importanza che la comunità decide la partecipazione, perché saranno loro i beneficiari e gli agenti di sviluppo per la continuità dei processi di cambiamento e il rafforzamento delle reti e i progetti che promuoveranno lo sviluppo.

La partecipazione da parte del comunicatore implica prendere decisioni e impiegare metodologie adeguate per l’azione sociale, mantenendo sempre il criterio del capitale umano e il capitale sociale.

No hay comentarios: