domingo, 5 de abril de 2009

Quanto tempo dedicate ai vostri interlocutori?

Da febbraio 2009 faccio avanti e indietro tra Milano e Roma per dettare le mie lezioni nella Università Gregoriana, precisamente nel Centro Interdisciplinare sulla Comunicazione Sociale. Prendo degli autobus, pullman, aerei e treni per arrivare al mio appuntamento di venerdì alle ore 8.30. Di solito parto il giovedì da Milano, per anticiparmi a eventuali contrattempi del sistema di trasporto. No si sa mai, vero?

Penso sempre nell'idea del viaggio, del movimento, della forza del trasporto che nel arco di un'ora ti porta di un posto a altro. Cambiano i paesagggi, la velocità preme, il tempo vola, i luogi cambiano rapidamente.

In questa mia esperienza personale di modernità veloce, penso nell'idea dell'immaginario, e come sia sempre complesso, difficile, alle volte un lusso mantenere una comunità in questi tempi così veloci. Comunque so che sono la particolarità di un universalismo, del quale non mi sento parte, così vasto e ampio, di persone senza società e più anonime che agregate a gruppi sociali.

Per questo mi sono animato a scrivere queste linee di esperienza, per comentare come sia difficile matenere una comunità, ma è questa la fatica per credere oggi nella comunità e difendere la propria identità di comunicatore, cioè testimoniare, ma anche raccontare, raccontarsi, sentir raccontarsi agli altri, anche se il tempo vola. Quanto tempo dedicate agli interlocutori più vicini a voi?