jueves, 19 de noviembre de 2009

L'importanza del contesto nella comunicazione per il cambio sociale in America Latina


L’enfasi nel contesto per fare comunicazione per lo sviluppo è stato seguito con molto interesse da parte degli studenti di Bolivia e Guatemala che hanno partecipato al seminario on line del CICS “Comunicación para el desarollo”, che si è svolto tra settembre e novembre del 2009, impartendo lezioni da Roma verso Latinoamerica.


Con il modulo “Enfasi per lavorare la comunicazione dal contesto”, che ho dettato nel corso virtuale, sono  riuscito a mettermi in dialogo, in spagnolo, con le esperienze dei comunicatori latinoamericani, molti di loro alla ricerca di metodologie pratiche e contestualizzate, per capire e fare capire meglio le loro pratiche comunicative.

Gli studenti e le studentesse procedenti di diocesi, organismi non governativi, media locali e professionisti neolaureati hanno indicato, nelle sessioni di tutoria, che alcuni delle sfide per fare comunicazione (dentro e fuori i media) in America Latina e il Caribe sono: far conoscere il senso della comunicazione fuori della logica mediatica, proporre un’interpretazione dell’audience dal punto de vista della gente, utilizzare i generi della cultura popolare tali come le canzoni, la musica e il racconto.

Ma anche coinvolgere di più alla gente (della comunità locale) nella produzione radiofonica già che la radio è spesso diffusore dei sentimenti e i vissuti comunicativi di gran parte dei latinoamericani, e il mezzo più usato socialmente insieme alla TV.

I corsisti professionisti della comunicazione, giornalisti e preti pensano che la diversità culturale, i molti media e svariate comunicazioni che sorgono nelle zone urbane, rurali e nei nuovi “barrios” della città latinoamericana sono delle realtà che aspettano ancora vere ricerche sulla comunicazione nel contesto, condizione perché lo sviluppo abbia inizio, partendo dal protagonismo del soggetto sociale nel suo contesto locale e globale.

La comunicazione per il cambio sociale (o comunicazione per lo sviluppo) è un processo di dialogo e dibattito che si basa nella partecipazione e nell’azione collettiva, tramite la quale la propria gente delle comunità locali (non necessariamente gli esperti) determina quello che è più importante per migliorare la loro vita. Nel cuore del concetto c’è la convinzione che le comunità in difficoltà capiscono meglio la loro realtà, che gli esperti estranei alla loro realtà.

Nella comunicazione per lo sviluppo o il cambio sociale il processo è più importante che i prodotti (per esempio programmi di radio, video, o pagine in internet). Ma per la comunicazione partecipativa e alternativa questi prodotti si sono importanti.

Corso on line “Comunicación para el Desarrollo”
Centro Interdisciplinare sulla Comunicazione Sociale (CICS) Pontificia Università Gregoriana
http://www.seminariovirtual.org/comunicaciondesarrollo

Edgar Morin e l'etica della comprensione umana



La sera del mercoledì 11 novembre, si è presentato il sociologo e filosofo francese, Edgar Morin, nel Teatro Dal Verme a Milano. Il suo nome mi ha fatto ricordare i suoi libri esposti negli scaffali di legno, coperti di vetro, della Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, il EHESS a Parigi. E con lui ho ricordato ai sociologi contemporanei che ho scoperto in quel viaggio a Parigi dell'anno 2002, cioè a Pierre Bourdieu, Manuel Castells (lui è spagnolo e vive tra Barcelona e gli Stati Uniti, con una opera tradotta in diverse lingue e anche in francese), ma anche agli indimenticabili Alain Touraine, e agli antropologi Lévi-Strauss e Marc Augé. Tutti  tranne Castells sono stati illustri inquilini del EHESS. Tanto per ricordare e rendere un piccolo omaggio ai sociologi francesi, la mia reminiscenza mi riporta anche l'immagine della tomba di Emile Durkheim nel parigino Cimitero di Montparnasse.

Edgard Morin è un professore, intimo e umanista, come i sociologi francesi Augé e Touraine (che ho sentito, con curiosità e attenzione, in altri incontri pomeridiani o serali sempre a Milano). Comunque bisogna dirlo, i sociologi francesi traspirano, in pubblico, una predisposizione, non indifferenti, a raccontare i fatti della vita con la qualità dei romanzieri e i cronisti della carta stampata. E poi si  fanno trovare dappertutto con una giacca e una chemise senza cravatta,  sarà un segno segreto dei sociologi del EHESS?

Ricordo i discorsi di Touraine sul futuro del giornale nell'era di Internet, e ho sentito parlare a Augé delle nuove forme di socializzare nel mondo moderno. Tra l'altro, secondo me, Augé ha un libro: "Un etnografo nel metrò", Eleuthera (1995) che può essere di grande ispirazione per i ricercatori e gli amanti delle scienze sociali.

Dico che Morin è intimo e umanista per il suo modo di fare: semplice, con l'aria del pensatore umile e autorevole, ma padrone del suo mestiere. Così ci ha offerto una cattedra in italiano sulla etica e la comprensione umana.

Eccolo Morin: "Non si può parlare di etica senza la considerazione della condizione umana o dell'identità umana. La nostra identità umana non è mai inseparabile. Comunque l'identità umana è dispersa in tante scienze. La dispersione della conoscenza non si trova nella scienza umana, nella psicologia, sociologia, economia o storia. Perchè l'identità è la capacità di amare la cultura, e la natura umana".

Contradicendo agli organizzatori della serata del "Meet The Media Guru", Morin iniziò la sua relazione a braccio, dicendo che lui non è un guru dei media. Gli applausi dei 1.450 assistenti crearono la atmosfera per sentire uno dei discorsi più sociali e lucidi, che io abbia sentito dire a un intelletuale europeo negli ultimi anni.

Aggiungendo dopo che "l'organizzazione della vita è molto più complessa. Noi piccolissima parte della vita, abbiamo tutta la storia della vita e del universo. Siamo una parte della totalità.
L'etica è pensare nel destino del figlio, del figlio delle generazioni future. E' una necessità del mondo. Dobbiamo pensare".

"Pensare che: l'autonomia umana necessita una dipendenza con il medio ambiente. L'etica viene dalla conoscenza con questa relazione. C'è una conoscenza che viene dalla letteratura, dal romanzo, che aiuta a capire la sensibilità umana, nella società e la classe sociale".

"Il romanzo - cita Morin a Ernesto Sabato - è l'unico osservatorio, dove si può abbracciare la conoscenza umana come un tutto. Così ha detto:  non dobbiamo scartare il mito. Abbiamo pensato  che il mito era per i popoli sottosviluppati. Questo significa che bisogna ricuperare la coscienza del inevitabile mito".

"C'è una vita dopo la morte (penso tra le righe alla memoria colletiva tramandata in tradizioni orali e fonti scritte, arti e costruzioni antiche). L'idea che c'è vita dopo la morte è fondamentale, perchè esiste la coscienza che la divinità è anche una (forma) di creazione della mente umana. L'importante è che non ci siano delle persone "demitologizzate". Quindi dobbiamo far convergere al homo di neanderthal, con il homo sapiens, il homo faber, il homo economicus e il homo ludens, in una complessità senza riduzionismi".

Edgar Morin è una delle figure più prestigiose della cultura contemporanea, e si è dedicato per diversi anni allo sviluppo di una teoria del pensiero complesso, commentando nelle sue opere, già best seller in diversi paesi del mondo francofono, anglosassone e ispano, l’importanza di affrontare una riforma dei saperi ormai disgiunti e frazionati, apportando alla modifica di questi sulla base di approcci interdisciplinari.

Morin ha detto che “insegnare la comprensione umana, è l’aspetto più importante dell’etica”.

“E qual è l’etica che dobbiamo insegnare? è l’etica della solidarietà, la comprensione umana ma anche la resistenza alla crudeltà del mondo. Senza dimenticare che c’è una complessità umana che rappresenta pure la complessità dell’etica con tre dimensioni: il individuo, che è la parte personale dell’etica, la società cioè il destino della comunità collettiva e la specie umana nel senso che siamo cittadini della comunità ma anche del pianeta”, ha detto Morin proponendo una visione sociale dell’etica.


"Il problema è svegliare la solidarietà che dorme, e si sveglia solo nei momenti di catastrofe come quando succedono i terremoti".

Il “Meet The Media Guru” è una iniziativa milanese che incontra personalità dei nuovi media. La presentazione di Morin ha seguito, particolarmente, le riflessioni e i testi dei suoi libri pubblicati in italiano nel anno 2000: “I sette saperi necessari all’educazione del futuro” e “La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”.

"Non basta denunciare, bisogna anche enunciare una via", questa è una bella battuta di Morin, una di quelle sintesi della sintesi, per pensare e confrontarci con le vicende dei nostri mondi quotidiani...

Il video della presentazione di Edgar Morin sull’Etica.