jueves, 14 de mayo de 2009

L'identità del migrante

Umanizzare le relazioni interpersonali e rendere più vivibile l’esperienza delle persone nella società è per i politici e le istituzioni, un’aspirazione di “governanza globale”. Ma per i protagonisti della migrazione, questo essere un soggetto sociale, significa un’attesa, momenti d’accettazione e d’inclusione nella società in cui hanno scelto di vivere.
Avere un’identità è un sogno d’appartenenza, il fatto di sentirsi o no a casa, lo quale rappresenta un punto d’inizio della scelta, il dramma o l’opportunità dell’immigrato. Si tratta di un processo che non è soltanto una questione letteraria, filosofica o retorica, ma anche e soprattutto la vita di persone concrete.
Essere migrante è un’esperienza umana affascinante e complessa, a tratti ambivalente, di questo ci parlano molto bene i letterati, che hanno di solito una vita de migrante, come il premio Nobel per la letteratura 2008, che è stato assegnato a un francese, Jean-Marie Gustave Le Clézio.
La chiave di successo sta nell’unire la persona alla civiltà nella quale vive, e va diventando persona, ma sempre in rapporto con gli altri. Quindi fin qui possiamo dire che l’identità del migrante si conforma in una relazione interpersonale e formativa, che non si ferma e va all’infinito, perché l’identità non è una condizione statica, è in permanente processo di ricreazione.
L’identità del migrante affronta sempre un viaggio interculturale, dove uno (io sono un immigrato peruviano) si une ad altre culture partendo dalla situazione concreta d’essere migrante. Nei paesi europei, come Italia, Spagna o Germania, i migranti sono diventati una realtà del vissuto quotidiano, che implica diretta o indirettamente a tutti i cittadini, perché gli immigrati lì sono oggi i vicini di casa, le persone con cui noi viaggiamo nei mezzi di trasporto pubblico, i colleghi di lavoro, gli amici dei nostri figli, le persone che fanno la fila con noi per fare la spesa.
Appunto sono persone come noi che lottano ogni giorno per la vita, come qualsiasi altro cittadino. La ricerca del lavoro, dell’istruzione, insomma, la disposizione per la vita ci fa simili in mezzo a problemi e opportunità.
Per la sociologia sappiamo che siamo essere gregari, per questo l’idea dell’uomo o la donna “forti” senza relazioni sociali o culturali, autonomi, (isolati nel mondo) è soltanto un costrutto teorico o di finzione che non rappresenta per niente alla realtà.
Anzi, i problemi contemporanei stanno legati giustamente alla questione che riguarda: le relazioni tra le società e le culture diverse, la costruzione dell’identità, e la rottura del senso di comunità che attraversa l’esperienza di vita moderna. L’impatto del postmodernismo sta generando un’impronta mediatica. Mentre che il ritorno al soggetto privato, con più “piaceri” e poca responsabilità, la secolarizzazione e il relativismo della cultura di massa, fanno sì che il fatto di relazionarsi stia diventando un vero campo di battaglia, dove c’è ambiguità, conflitto e discriminazione, con molti casi rari di spazi sociali concreti per l’elaborazione del processo di vivenza dello straniero nella sua nuova patria.
Davanti ad una cultura globale frammentata dove c’è meno comunità e più individualismo avere la disposizione al dialogo non è sempre facile, ma è questa la sfida d’oggi non solo per gli stranieri ma anche per le società d’accoglienza, dove le culture diverse iniziano a sorgere, a chiedere il rispetto della propria identità e le condivisioni d’idee e valori.
Ma non è questa l’unica notizia, se non quella che la paura, l’apatia e la desolazione degli stranieri in Italia, secondo le cronache giornalistiche, stanno diventando, sempre di più, il segno di una mancanza d’inclusione reale nel territorio. Per questo il dialogo diretto con i protagonisti della migrazione può essere utile per contrastare il conflitto, tra immigrati e comunità d’accoglienza.
La buona notizia invece è che la complessità simbolica, comunicativa e culturale che attraversa il mondo di nord a sud e di sud a nord, sta generando condizioni per la creatività e l’ibridizzazione culturale che rappresentano alcune delle migliori tendenze umane nell’attualità.