jueves, 19 de noviembre de 2009

Edgar Morin e l'etica della comprensione umana



La sera del mercoledì 11 novembre, si è presentato il sociologo e filosofo francese, Edgar Morin, nel Teatro Dal Verme a Milano. Il suo nome mi ha fatto ricordare i suoi libri esposti negli scaffali di legno, coperti di vetro, della Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, il EHESS a Parigi. E con lui ho ricordato ai sociologi contemporanei che ho scoperto in quel viaggio a Parigi dell'anno 2002, cioè a Pierre Bourdieu, Manuel Castells (lui è spagnolo e vive tra Barcelona e gli Stati Uniti, con una opera tradotta in diverse lingue e anche in francese), ma anche agli indimenticabili Alain Touraine, e agli antropologi Lévi-Strauss e Marc Augé. Tutti  tranne Castells sono stati illustri inquilini del EHESS. Tanto per ricordare e rendere un piccolo omaggio ai sociologi francesi, la mia reminiscenza mi riporta anche l'immagine della tomba di Emile Durkheim nel parigino Cimitero di Montparnasse.

Edgard Morin è un professore, intimo e umanista, come i sociologi francesi Augé e Touraine (che ho sentito, con curiosità e attenzione, in altri incontri pomeridiani o serali sempre a Milano). Comunque bisogna dirlo, i sociologi francesi traspirano, in pubblico, una predisposizione, non indifferenti, a raccontare i fatti della vita con la qualità dei romanzieri e i cronisti della carta stampata. E poi si  fanno trovare dappertutto con una giacca e una chemise senza cravatta,  sarà un segno segreto dei sociologi del EHESS?

Ricordo i discorsi di Touraine sul futuro del giornale nell'era di Internet, e ho sentito parlare a Augé delle nuove forme di socializzare nel mondo moderno. Tra l'altro, secondo me, Augé ha un libro: "Un etnografo nel metrò", Eleuthera (1995) che può essere di grande ispirazione per i ricercatori e gli amanti delle scienze sociali.

Dico che Morin è intimo e umanista per il suo modo di fare: semplice, con l'aria del pensatore umile e autorevole, ma padrone del suo mestiere. Così ci ha offerto una cattedra in italiano sulla etica e la comprensione umana.

Eccolo Morin: "Non si può parlare di etica senza la considerazione della condizione umana o dell'identità umana. La nostra identità umana non è mai inseparabile. Comunque l'identità umana è dispersa in tante scienze. La dispersione della conoscenza non si trova nella scienza umana, nella psicologia, sociologia, economia o storia. Perchè l'identità è la capacità di amare la cultura, e la natura umana".

Contradicendo agli organizzatori della serata del "Meet The Media Guru", Morin iniziò la sua relazione a braccio, dicendo che lui non è un guru dei media. Gli applausi dei 1.450 assistenti crearono la atmosfera per sentire uno dei discorsi più sociali e lucidi, che io abbia sentito dire a un intelletuale europeo negli ultimi anni.

Aggiungendo dopo che "l'organizzazione della vita è molto più complessa. Noi piccolissima parte della vita, abbiamo tutta la storia della vita e del universo. Siamo una parte della totalità.
L'etica è pensare nel destino del figlio, del figlio delle generazioni future. E' una necessità del mondo. Dobbiamo pensare".

"Pensare che: l'autonomia umana necessita una dipendenza con il medio ambiente. L'etica viene dalla conoscenza con questa relazione. C'è una conoscenza che viene dalla letteratura, dal romanzo, che aiuta a capire la sensibilità umana, nella società e la classe sociale".

"Il romanzo - cita Morin a Ernesto Sabato - è l'unico osservatorio, dove si può abbracciare la conoscenza umana come un tutto. Così ha detto:  non dobbiamo scartare il mito. Abbiamo pensato  che il mito era per i popoli sottosviluppati. Questo significa che bisogna ricuperare la coscienza del inevitabile mito".

"C'è una vita dopo la morte (penso tra le righe alla memoria colletiva tramandata in tradizioni orali e fonti scritte, arti e costruzioni antiche). L'idea che c'è vita dopo la morte è fondamentale, perchè esiste la coscienza che la divinità è anche una (forma) di creazione della mente umana. L'importante è che non ci siano delle persone "demitologizzate". Quindi dobbiamo far convergere al homo di neanderthal, con il homo sapiens, il homo faber, il homo economicus e il homo ludens, in una complessità senza riduzionismi".

Edgar Morin è una delle figure più prestigiose della cultura contemporanea, e si è dedicato per diversi anni allo sviluppo di una teoria del pensiero complesso, commentando nelle sue opere, già best seller in diversi paesi del mondo francofono, anglosassone e ispano, l’importanza di affrontare una riforma dei saperi ormai disgiunti e frazionati, apportando alla modifica di questi sulla base di approcci interdisciplinari.

Morin ha detto che “insegnare la comprensione umana, è l’aspetto più importante dell’etica”.

“E qual è l’etica che dobbiamo insegnare? è l’etica della solidarietà, la comprensione umana ma anche la resistenza alla crudeltà del mondo. Senza dimenticare che c’è una complessità umana che rappresenta pure la complessità dell’etica con tre dimensioni: il individuo, che è la parte personale dell’etica, la società cioè il destino della comunità collettiva e la specie umana nel senso che siamo cittadini della comunità ma anche del pianeta”, ha detto Morin proponendo una visione sociale dell’etica.


"Il problema è svegliare la solidarietà che dorme, e si sveglia solo nei momenti di catastrofe come quando succedono i terremoti".

Il “Meet The Media Guru” è una iniziativa milanese che incontra personalità dei nuovi media. La presentazione di Morin ha seguito, particolarmente, le riflessioni e i testi dei suoi libri pubblicati in italiano nel anno 2000: “I sette saperi necessari all’educazione del futuro” e “La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”.

"Non basta denunciare, bisogna anche enunciare una via", questa è una bella battuta di Morin, una di quelle sintesi della sintesi, per pensare e confrontarci con le vicende dei nostri mondi quotidiani...

Il video della presentazione di Edgar Morin sull’Etica.


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