viernes, 14 de noviembre de 2008

Il coraggio culturale di Obama


La storia cambia e per questo, per il solo fatto di poter contribuire a cambiare la storia, vale la pena vivere un sogno. Sarebbe questa la premessa da incorniciare davanti alla elezione di Barack Obama (47 anni), il primo presidente afro-americano degli Stati Uniti. Lui rappresenta il coraggio culturale che contrasta il pessimismo anti-meticcio, la possibilità riuscita che lo sforzo personale, l’educazione come sacrificio, la vita in politica e il fatto di credere nel cambiamento sono tutti impegni e lavori, che messi nel insieme possono fare un’esistenza umana piena di valori e ideali.
L’esperienza politica del presidente Obama, ha dietro di sé una biografia, una famiglia, un percorso universitario e un’attività in politica (lavorò per quasi 10 anni con poveri dei sobborghi di Chicago) dedicata a sorpassare i confini del establishment, lo status quo e i luoghi comuni di quella società americana, che sottovoce o in sordina attivò il razzismo contro i neri, giustificando che tra i neri non c’era gente preparata per incarichi di rilievo politico né istituzionale. Che bello è assistere a questo momento storico dove un uomo di origine africano, con una famiglia non facile (madre giramondo e padre poligamo) si è presentato a Chicago la sera del 4 novembre del 2008 come il quarantaquattresimo presidente di un paese dove gli ex padroni avevano schiavi neri, e dove diverse generazioni di neri hanno esperimentato l’odio razziale e l’apartheid. C’e da ricordare che negli Stati Uniti i neri hanno trovato la libertà dopo l’abolizioni della schiavitù, 147 anni fa. Ma ancora oggi continuano a soffrire la povertà e il ripudio, di una politica e società che non li ha integrati del tutto nel tessuto sociale e istituzionale del paese. Ecco perché tutto il mondo ha seguito questa campagna elettorale tra Mc Cain (repubblicano) e Obama (democratico) come il confronto tra un nero e un bianco per la presidenza della “Repubblica imperiale”. Con l’elezione di Obama non c’è solo l’elezione del presidente, c’è un cambio epocale di mentalità, un cambio di civiltà e la possibilità che Obama con la sua politica sociale, possa avviare il progetto di assistenza universale, che non era totale nella cosiddetta società democratica statunitense. Nel piano economico, l’amministrazione Obama intende dare attenzione alla politica fiscale ed un rilancio attraverso la domanda, ma anche aiuti alle collettività locali più colpite dalla crisi immobiliare, regolando un capitalismo cha ha esagerato con la speculazione, il credito facile, fuori dal controllo dei sui protagonisti. Insomma nell’elezione di Obama c’è la speranza della distribuzione della ricchezza, di una politica più attenta al cittadino comune e di apertura alla comunità internazionale.
Obama che è stato chiamato il “Kennedy nero” perché giovane e colui che incarna la speranza, è la rinascita morale, sociale, politica ed economica americana e mondiale. Lui è visto dagli americani e dai mass media internazionali come “il presidente globale” o “il presidente multiculturale”, degno rappresentante di una società moderna nata dall’immigrazione intercontinentale e le lotte per la cittadinanza fra culture di diversa origine. Obama ha capovolto la sociologia, la politica e la storia non di un paese ma del mondo simbolico e culturale soprattutto di quel mondo fossilizzato, materialista e antistorico, che crede ancora che nulla cambia. Ecco perché Obama è l’esempio del coraggio culturale, e l’esempio vivente che si può credere ancora nella democrazia, che vince al razzismo e dà voce ai giovani in politica.